Image Pra 'd Mill

Postato da Amministratore Sezione Home 7 Settembre 14:55 (data)

Itinerario


Torino - Pinerolo
Pinerolo - Pra 'd Mill

Mezzi


Treno
ACMB ( Ammortizzator Control Mountain Bike )

Attrezzature


Zaino affardellato 12h
Scarpe Ginnastica
Viveri

Il Viaggio
Un bel mattino di mezza estate decisi di salire in bici fino al monastero cistercense di Pra 'd Mill, con la mia ACMB ( Ammortizzator Control Mountain Bike ) utilizzando i trasporti, partendo da Torino e arrivando fino a Pinerolo. Un tempo favorevole alle spalle, con una arietta a 3 nodi, mi garantì una spinta in salita per tutto l'itinerario fermandomi ad ogni fontana per rifocillarmi a Bricherasio e Bagnolo Piemonte. Colsi l'occasione, di ripercorrere la vecchia linea ferroviaria Bricherasio - Barge, dando uno sguado al passato, quasi a sentire ancora le vecchie carrozze al transito, con i lavoratori diretti verso la Torino degli anni 60.
" Barge e Bagnol gnanca el diau li vol !!! "



Agli esordi
Fu un apposito consorzio privato che, nel 1877, incaricò l'Ing. Soldati di elaborare un progetto di massima della ferrovia Bricherasio-Barge quale diramazione della linea Pinerolo-Torre Pellice. Il Ministero dei Lavori Pubblici, nell'accogliere la richiesta del consorzio di far intraprendere gli studi della ferrovia, ne affidò l'incarico all'ufficio tecnico già preposto alla costruzione della linea Airasca-Cavallermaggiore (giugno 1881).



Il suddetto progetto di massima dell'Ing. Soldati servì per elaborare il progetto esecutivo, presentato nel mese di febbraio 1882 ed approvato e messo al bando il 15 maggio successivo.


Si prevedeva che, da Barge, la ferrovia potesse poi proseguire su Saluzzo e Cuneo, probabilmente anche per Ventimiglia; all'epoca era infatti attribuita molta importanza, sia dal punto di vista economico che militare, alle "ferrovie pedemontane" colleganti i centri situati all'imbocco delle varie vallate.
Nel frattempo, era stata presentata una soluzione alternativa dall'Ing. Mondino consistente nella costruzione di una linea a scartamento ridotto da Barge a Torino passante per Bagnolo, Cavour, Vigone, Vinovo e Stupinigi.


La scelta

Si scelse di sostenere la linea Bricherasio-Barge per la maggiore comodità del trasporto delle merci, evitando il loro trasbordo dai carri della linea locale e quelli del sistema nazionale. La forte volontà di Barge di collegarsi a Pinerolo e, quindi, a Torino era nota ancor prima della costruzione della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice, tanto che era già stata ipotizzata una relazione principale Pinerolo-Barge con l'eventualità di una semplice diramazione per Torre Pellice da Bricherasio.
La consegna dei lavori, aggiudicati all'impresa "Morosetti" di Voghera, avvenne il 25 febbraio 1883 e furono portati a compimento nel mese di settembre 1885 con il ritardo di un anno a causa delle laboriose pratiche di espropriazione e delle difficoltà incontrate nell'esecuzione delle fondazioni del ponte sul torrente Pellice. L'inaugurazione ebbe luogo il 6 settembre 1885 con l'invito, da parte del sindaco di Barge e presidente del consorzio Perotti, di numerose personalità del mondo politico. L'importo dei lavori ammontò a lire 1.900.000.
La linea fu inizialmente gestita dal Genio Ferrovieri. I militari, infatti, utilizzavano le stazioni quali sedi di addestramento. Già all'inizio del '900, il traffico sulla Bricherasio-Barge risultò essere appena discreto: i prodromi di quella "carestia di utenza" che ne sancirà la fine. Dal 20 settembre 1921 la linea fu adibita alla trazione elettrica trifase affidata principalmente ai locomotori del gruppo 550. Con l'avvento della corrente continua in data 28 maggio 1961, si passò ai locomotori del gruppo 400 e, in ultimo, alle automotrici leggere elettriche ALe 840.



Oggi
La pista ciclabile si estende per circa 5 km sui comuni di Bricherasio, Campiglione-Fenile e Bibiana, si spera che al piu' presto venga anche estesa nella parte sita in Provincia di Cuneo sui comuni di Bagnolo Piemonte e Barge ( l'estensione complessiva sarebbe di 11,699 Km ).
Girando a sinistra in Via del Boschetto e poi a destra sulla SP si arriva a Cavour con percorso sempre adatto ai bambini. Da li rientro sul percorso di andata o passando da Gemerello, Garzigliana, Capella Merli con breve tratto ( 1km ) su strada trafficata.


Verso il monastero
C'è una piccola valle nel Saluzzese, il cui nome potrebbe facilmente trarre in inganno riguardo allo spettacolo naturale che può offrire e all'esperienza salutare sia per il corpo che per lo spirito - che può far fare a chi la visita, anche se è solo di passaggio.
Salendo da Bagnolo Piemonte verso Pra d'Mil infatti, ci si trova immersi in pochi minuti in un folto bosco misto di castagni, che a malapena fanno filtrare la luce del sole; bastano una decina di chilometri di tornanti in mezzo al verde, per trovarsi improvvisamente avvolti da una strana atmosfera, dove il ricordo della frenetica vita di tutti i giorni viene immediatamente offuscato dalla sensazione di vivere in un tempo senza tempo. Siamo nella valle dell'Infernotto.
Lo sguardo sull'insenatura è ancora impedito dalla folta vegetazione, quando la strada si apre su un bivio che porta a due destinazioni obbligate: a destra si sale attraverso un'agevole strada sterrata all'agriturismo "Rifugio pra 'd mill" , a sinistra si scende fino al monastero cistercense di Pra d'Mil. Che uno scelga di raggiungere prima una meta o prima l'altra il panorama che si apre davanti agli occhi non cambia di molto: una valle stretta e a forma di imbuto, ricchissima di vegetazione e tagliata trasversalmente da alcuni sentieri che ora si immergono, ora escono allo scoperto del bosco.
Sulla sinistra appare maestosa la sagoma inconfondibile del "Monte Bracco" , con le sue strisce di quarzite che brillano sotto i raggi del sole; sulla cresta a destra i pali degli impianti di risalita del Rucas , con le cime ancora spruzzate di neve; di fronte la lunga cresta che fa spartiacque con la valle Po, dove un sentiero facilmente percorribile a piedi porta fino ad Ostana; in alto, infine, un cielo azzurro intenso senza nuvole, dove, con un po' di fortuna, può capitare di ammirare il volo maestoso e rassicurante di quattro aquilotti, che ogni tanto fanno capolino dalla valle vicina quasi a proteggere l'incolumità della valle.


Storia
Quando padre Falletti venne ad abitarci nel 1995 con un confratello, la borgata di Pra ’d Mill, sui 900 metri di quota, era in rovina. I due monaci avevano lasciato l’abbazia francese di Lérins con l’incarico di fondare un nuovo monastero e si installarono alla meglio nella parte bassa della borgata, dove si trovano il castlas, una curiosa casaforte settecentesca, e una cappella. I terreni erano stati donati dalla famiglia Isola, e i lavori di recupero e ricostruzione potevano iniziare. Il castlas e la cappella antica sono stati fedelmente restaurati, mentre nel rifacimento delle baite subito a monte l’architetto Maurizio Momo ha lavorato cercando di armonizzare l’ambiente naturale e i materiali tradizionali con nuove forme.
Oggi i monaci sono 13. Nello spirito della Regola benedettina e in particolare della riforma cistercense, a Pra ’d Mill il lavoro manuale continua a occupare un posto importante. «Sotto questo aspetto l’attività principale è la produzione di confetture e dolci – spiega padre Falletti a Dislivelli –, poi ci dà parecchio da fare l’accoglienza in foresteria e abbiamo un po’ di artigianato: rame, cuoio e icone. Facciamo anche un poco di agricoltura e riscaldiamo a legna. Costa meno ma, come è facile immaginare, prende molto tempo, perché anche non spendere è un lavoro.


Il Monastero Oggi

Il monastero Dominus Tecum, dopo quasi venti anni di presenza in Piemonte appare ben inserito sia nel contesto ecclesiale che in quello sociale. La sfida oggi è quella di far vivere un’antica tradizione monastica, sempre valida, ma che ha dovuto in ogni tempo radicarsi nel “terreno” in cui è vissuta.
Guardando al futuro comprendiamo l’urgenza di vivere una vita davvero autentica: il rispetto ai valori ricevuti deve andare di pari passo con una attualizzazione concreta, fino al riuscire a essere noi stessi “tradizione”, cioè capaci di passare alle generazioni future dei veri valori, che aiutano a crescere, a scoprire la radicale novità del monachesimo, e non ingabbiano in forme rigide e paralizzanti. L’aver visto nascere e crescere il monastero, che ha ormai già un volto preciso, ci dona entusiasmo per avanzare.
Ciò che desideriamo tuttavia non è null’altro che vivere integralmente la vita cistercense. Un ideale che non sopporta copiature senza vita, ma richiede invece fantasia, coraggio, audacia e soprattutto una grande umiltà nel riconoscere la nostra fragilità e nel lasciare che il vero costruttore del nuovo monastero sia esclusivamente il Signore.




Il Complesso

Dopo lunghe riflessioni, il progetto del monastero è maturato dal confronto dei modelli antichi cistercensi con le esigenze attuali, con le meditate sperimentazioni fatte dai monaci sul posto e con la singolare morfologia del sito. Si scelse pertanto di collocare il complesso monastico nella posizione più alta della conca, sul sito dell’agglomerato più antico seguendo e adeguandosi ai tracciati dell’antico insediamento rurale. Il monastero risulta diviso in tre zone distinte:
- la clausura
- la foresteria
- la chiesa, il cuore di tutto il monastero, verso la quale convergono la clausura e la foresteria.
I vari ambienti della clausura, della foresteria e della chiesa, distribuiti su tre piani sfalsati, sono collegati tra di loro da percorsi porticati orizzontali. I percorsi porticati orizzontali principali seguono il percorso antico delle strade della borgata e percorrono il crinale seguendone le lievi pendenze. Per questo i portici non sono sempre piani, ma, con piccole rampe di raccordo, si adeguano al terreno. Il portico diventa così elemento unificante tra gli edifici della vecchia borgata e quelli costruiti ex novo, che qui sono prevalenti. Essendo in montagna la scelta è stata quella di costruire portici che siano riparati dalle intemperie: tettoie basse, dotate di uno sporto notevole della falda, capaci di proteggere i monaci e gli ospiti nei lunghi periodi invernali.
Il dilatato incremento di queste tettoie ha costituito il filo di riferimento che sta alla base della progettazione della chiesa. In questo caso si è potuto sfruttare il salto di quota esistente nel pendio montagnoso e adeguarsi al dislivello del terreno: il tetto inclinato uniformemente si raccorda ai tracciati delle coperture adiacenti, parallelo, nella pendenza, al profilo della montagna.


La Clausura

La clausura è disposta su tre livelli. Il più basso è dato dal piano delle celle inferiori del chiostro della preghiera, il livello intermedio è costituito dal piano superiore del chiostro e dalla manica delle celle, e dalla sala del Capitolo il terzo livello coincide con il chiostro di servizio su cui si affacciano la grande baita (refettorio, cucina e biblioteca) ed i locali di servizio (lavanderia e centrale termica). Il chiostro della preghiera e le maniche delle celle Il chiostro è nel progetto uno degli spazi centrali della clausura. Luogo di preghiera e di pace, è rivolto verso l’interno, verso la chiesa, le celle e il giardino, ma anche verso l’esterno, verso la montagna e il fondo della valle.
È un chiostro singolare, un chiostro di montagna, che si adegua alle pendenze del terreno: pertanto è stato realizzato a due livelli, per raccordare i percorsi al terreno e ai fabbricati. Per questo il suo pavimento si divide in due tracciati paralleli: uno, in piano, percorre il chiostro a livello superiore, un secondo, costituito da rampe, collega il piano superiore a quello inferiore. Il chiostro è a pianta rettangolare, accostato a nord e a est ai fabbricati della chiesa e alla manica delle celle. A sud e a ovest il porticato, libero sui due lati nella parte superiore, guarda verso la valle dell’Infernotto e verso la montagna. Questo paesaggio, tutto all’intorno, è immerso in un silenzio quasi totale, percorso solo dal rumore continuo del torrente. Le celle sono distribuite sui tre lati del chiostro. La maggior parte delle celle sono collocate nella manica inferiore del chiostro, al piano della chiesa, poche stanno al piano intermedio, dove sono inseriti i blocchi dei servizi, mentre le rimanenti si trovano al piano del refettorio e della cucina.
Il chiostro di servizio: il refettorio, la cucina, la biblioteca e i locali di servizio E’ un piccolo chiostro esposto al sole di mezzogiorno, interrotto a oriente da una cancellata che costituisce l’ingresso di servizio e carraio del monastero. Sul chiostro prospettano i locali che hanno attinenza con la gestione del monastero e che hanno relazioni con l’esterno, cioè la cucina, la dispensa, i laboratori, i locali impiantistici. Il chiostro è stato ricavato in una preesistente corte che i margari di Pra 'd Mill avevano ricavato davanti alla grande baita scavando nella montagna e attivando una sorgente. In quella che era una grande baita, è stata ricavata la cucina, il refettorio e i servizi. Sul retro dell’edificio, dietro la cucina, sono stati inseriti i locali della dispensa. Il refettorio dei monaci, ricavato nella vecchia stalla, consiste ora in un locale rettangolare arredato con lunghi tavoli disposti sul perimetro della stanza. La cucina del monastero è collocata in posizione contigua al refettorio. In essa i monaci, a turno, preparano i pasti per la comunità e gli ospiti.
Al piano superiore dell’edificio, insieme a stanze di studio e di lavoro singole è stata realizzata la biblioteca, che occupa i locali soprastanti il refettorio e che si sviluppa ancora nel soppalco ricavato nel sottotetto. La biblioteca, con il soppalco annesso, è la stanza più alta del monastero. La sua posizione sul retro della manica delle celle, sul margine del bosco, non consente una visuale ampia sulla valle ma dalle finestre che si susseguono in serie si aprono scorci - mai uguali - sul limitare dei prati e sui boschi incombenti di castagno. Anche qui permane un silenzio quasi totale, che ha come sfondo so
lo il rumore del torrente e del bosco. La biblioteca è arredata con tavoli e le librerie, spartane, sono collocate sotto il piano del soppalco. Tutti i lavori di ordinaria amministrazione della comunità si svolgono in questi locali al piano terreno e in alcune stanze del piano superiore. A questo edificio, preesistente all’interno del “chiostro del lavoro”, contro le murature di sostegno incassate nella montagna, sono stati aggiunti, i locali della lavanderia, del guardaroba e la centrale termica. I locali della lavanderia e del guardaroba sono semplici e forniti di soppalco inserito nella pendenza del tetto. La centrale termica è posizionata sul limitare del chiostro, verso il cancello di ingresso.


La foresteria

La foresteria costituisce il luogo dell’accoglienza degli ospiti: è una ospitalità aperta, rivolta a chi si ferma al monastero per poche ore oppure agli ospiti che condividono con i monaci tempi più lunghi di vita monastica.
L’edificio principale della foresteria è distribuito su due piani serviti da portici continui. Al primo piano si trovano in sequenza le stanze degli ospiti, tutte accessibili dal porticato. Le stanze da uno - due letti, dotate di piccoli soppalchi, in modo da poter ospitare, a seconda delle esigenze, da una a tre persone per camera. Ogni camera, oltre ai letti, è dotata di un minuscolo servizio, di una scrivania e di un armadio.
Al piano inferiore, dove per diversi anni venne ospitata la chiesa, è collocato il refettorio degli ospiti servito da una piccola cucina per riscaldare i cibi, che provengono dalla cucina centrale del monastero, e da un lavatoio. Al refettorio si accede tramite una sala di accoglienza, dotata di una piccola biblioteca ed arredata sobriamente davanti al camino, mentre sempre dal portico si accede alla nuova sala conferenza, e ai parlatori, per incontri con singoli o di gruppo. I parlatori hanno una funzione rilevante all’interno della foresteria perché sono il luogo dove la comunità monastica si relaziona con l’esterno, con i visitatori e gli ospiti, in spirito di accoglienza e condivisione.


La Chiesa

La chiesa, con l’altare quadrato posto al centro del presbiterio, è anche il luogo centrale del monastero. L’altare rappresenta il polo compositivo di tutto l’impianto e la lanterna che lo sovrasta con la grande croce infissa ne costituisce il punto di riferimento visivo dall’esterno. All’interno la chiesa monastica evidenzia gli spazi funzionali che la compongono: il presbiterio con l’altare, lo spazio dei monaci e quello dei fedeli. Il piano del presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto a quello della chiesa e ospita in posizione centrale l’altare, su un lato la sede del celebrante, in posizione preminente, ma laterale, l’ambone e, sulla parete di fondo, la croce. Altare e ambone sono di pietra, lastre che appoggiano su semplici blocchi di lose sovrapposte. La grande croce spoglia è fatta di travi appena intagliate. Lo spazio del presbiterio è evidenziato dal lucernario vetrato che lo illumina dall’alto e che porta il castello delle campane.
Il coro dei monaci è composto da semplici sedie, disposte davanti al presbiterio, in posizione simmetrica rispetto all’asse longitudinale della chiesa. Qui la chiesa si amplia per dare spazio ai monaci e si dilata, verso oriente, per contenere la cappella dell’adorazione. Lo spazio più grande della chiesa è però quello dell’assemblea dei fedeli, dove la navata, disposta su tre campate, si amplia ulteriormente ed è collegata ai vani che fungono da ingresso. Anche in questo caso, come in altre chiese monastiche, si è voluto privilegiare l’ingresso laterale, meno disturbante per le funzioni, prevedendo però anche un ingresso disposto sull’asse della navata, ma collocato ad un piano più basso rispetto a quello della chiesa.
Tutto l’impianto architettonico della chiesa converge verso l’altare e il presbiterio, verso cui confluiscono le pareti in pietra, i pilastri e la copertura lignea, che si alza in modo graduale dal fondo. La grande orditura della copertura, sorretta da pilastri e da muri, mantenuta uniformemente inclinata, funge quasi da cassa armonica e consente la diffusione del canto senza l’ausilio di strumenti musicali. Una doppia rampa di scale, poste lateralmente alla sacrestia e all’atrio, una sul limitare della foresteria e l’altra all’interno della clausura, raccordano i tre piani del monastero e consentono totale indipendenza nei percorsi dei monaci e degli ospiti.


Il territorio del monastero
Il lento ma progressivo radicamento del monastero nella valle, l’apertura della chiesa, la manutenzione delle strade, la presenza non interrotta di visitatori e di ospiti si riverbera lentamente anche nell’area circostante. Si è andato attutendo, nella valle, il senso di abbandono e si manifestano segni di ritorno. La manutenzione delle strade di accesso, soprattutto nel periodo invernale e la frequentazione del luogo ha indotto alcuni a ritornare nelle baite abbandonate, altri a scoprire questa montagna, usandola anche solo come luogo di vacanza. Si è aperto poco sopra il monastero, su un versante che guarda verso valle, un agriturismo. Nei boschi e nelle radure con i cercatori di funghi si incontrano nuovi boscaioli e contadini che ritornano, nel periodo estivo, dalla città in questi luoghi. In qualche casa, come nella clausura del monastero, compaiono ora panni stesi e scarpe posate sui davanzali a scaldare al sole.



La Discesa
Dopo la dura salita fino al monastero, decisi di riposare un attimo tra la vegetazione e la quiete della vallata, pensando a quanto lavoro i Frati hanno dedicato a costruire il complesso monastico nel contempo ricaricandomi per la discesa dopo aver bevuto na litrà d'acqua dalla fontana del monastero ( buonissima ).
Approfittando del pomeriggio e del bel tempo decisi di fermarmi davanti alla stazione di Pinerolo al chiosco a bere una buona birra doppio malto rossa e degustare un tagliere di affettati e stuzzichini, aspettando il treno per il rientro. Daine Much!!! !






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