Videosorveglianza

Impianto

Postato da Amministratore Sezione Sicurezza 21 Giugno 2015 08:48 (data)

Videosorveglianza
Vedere in casa quel che fanno gli animali all'esterno non ha prezzo.
Deciso di imbattermi in questa nuova avventura, mi documentai prima su internet controllando i prezzi e i sistemi che potevano soddisfare le mie esigenze. Decisi di prendere due telecamere da esterno CCTV diurna/notturna installandole una sul pollaio e l'altra all'ingresso della casa. Essendo che la telecamera di per se costa poco, sperimentai i diversi tipi di cavo, rete, antenna e il classico cavo che porta corrente e video insieme, ma quando ho testato sulla distanza, la perdita di segnale era notevole e decisi di usare un normale cavo antenna RG6 ottimo sui 100m senza perdere nulla sul video aquistando una matassa da 100m.
Ora si trattava solo di portare la corrente e il relativo montaggio elettrico per il voltaggio della telecamera. In totale la distanza fino alla sala operativa di registrazione e stata di 40m circa, inoltre ho collegato i due faretti piazzando un interruttore in casa da accendere e spegnere a piacimento quando si vedeva qualche intruso vicino al pollaio. La soddisfazione dopo diversi test sull’impianto è tanta, inoltre ora posso osservare i movimenti notturni e diurni dei nostri animaletti stando comodamente seduto a guardare la tv, sapendo di poter intervenire in caso di emergenza.

Storia
La videosorveglianza nasce in ambito analogico e la sua storia è molto più breve di quella dei sistemi anti-intrusione, presenti nella storia dell'uomo sino dall'antichità in diverse forme ed applicazioni. Il primo esperimento di TVCC viene attribuito all'ingegnere tedesco Walter Bruch nel 1942. L'impianto viene realizzato dalla Siemens AG a Peenemünde, sulla rampa di lancio Prüfstand VII, e serve a monitorare i lanci dei razzi V-2, i più sofisticati missili militari della seconda guerra mondiale.
Il primo prototipo di registratore video su nastro magnetico viene sviluppato nel 1952 dalla Ampex e utilizzava una testina rotante ed un nastro che si muove relativamente in modo lento. Nel 1956 la Ampex lancia il VR-1000, il primo della serie dei registratori su nastro video da 2 pollici Quadruplex (4 tracce). La prima trasmissione televisiva registrata magneticamente e trasmessa in differita usando il nuovo sistema di registrazione Ampex è "Douglas Edwards and the News" (notiziario serale della CBS, oggi chiamato "CBS Evening News"), il 30 novembre del 1956.
L'assemblaggio "Quad head" ha quattro testine che ruotavano a 14.400 rpm e scrivono il segnale video verticalmente lungo la larghezza di un nastro largo due pollici (circa 5 cm) che si muove alla velocità di 15 pollici (38 cm) al secondo. Questo permette a programmi lunghi ore di essere registrati su una singola bobina (nel 1956 una bobina di nastro magnetico costa 300 dollari, mentre i registratori costano da circa 75.000 a 100.000 dollari). Nel 1965 gli Stati Uniti intuiscono il prezioso contributo che i sistemi di videosorveglianza potranno offrire per il controllo del territorio. Nel 1967 la Ampex lancia il VR-3000, un videoregistratore portatile, che rivoluziona la registrazione televisiva di alta qualità sul campo, potendo registrare senza necessità di lunghi cavi o veicoli di supporto. Immagini televisive possono essere raccolte ovunque, anche da aerei, elicotteri o barche. Il primo sistema che sostituisce le ingombranti e scomode bobine con le prime cassette compatte contenenti un nastro magnetico viene introdotto dalla Sony verso la fine degli anni sessanta, ma è molto poco pratico.
Nel Regno Unito nei primi anni settanta fu l'IRA a contribuire ad una diffusione massiccia degli impianti di videosorveglianza, e nella metà degli anni '70 si ha la prima rivoluzione elettronica nella videosorveglianza, con l'introduzione del CCD, un piccolo circuito integrato in grado di acquisire le immagini e di sostituire il più ingombrante e costoso tubo Vidicon.
Nel 1972 la Philips lancia sul mercato l'N1500, uno dei primi sistemi di videoregistrazione domestica, di dimensioni molto più contenute, adatto per le applicazioni di uso domestico, che tuttavia è costoso ed offriva una durata delle registrazioni piuttosto limitata, infatti su una cassetta è possibile registrare al massimo 30 minuti di video. Nel 1975 la Sony lancia in Giappone due nuovi videoregistratori Betamax: l'SL-6300 e l'LV-1801. Dopo un anno e 30000 prodotti venduti, arriva il VHS della JVC, apparentemente simile ma in realtà molto diverso dal Betamax. Le cassette sono più grandi e la qualità era decisamente più scadente, ma la capacità di immagazzinamento per ogni singolo nastro arriva a toccare perfino le quattro ore.
A differenza della Sony, la JVC cerca altri alleati, diffondendo e vendendo il brevetto VHS anche ad altre aziende, sia tra i produttori che tra le case cinematografiche, e questo contribuisce ad una solida affermazione del prodotto e soprattutto a mantenere i prezzi del VHS più bassi rispetto al concorrente. Pochi anni più tardi appaiono i primi registratori VHS time lapse, con i quali è possibile registrare in maniera economica fino a 960 ore di filmati su una stessa videocassetta. Verso la fine degli anni '90 appaiono sul mercato i primi DVR, che possono acquisire un video e archiviarlo su hard-disk e non su nastro magnetico. Nel 1996 Axis Communications crea la prima telecamera IP al mondo, NetEye 200, che univa la connessione a internet con un webserver integrato nello stesso dispositivo. Con gli anni 2000 inizia l'era della videosorveglianza come trasmissione e storage di dati digitali (non più segnali analogici). Il sistema di trasmissione e collegamento più diffuso per applicazioni CCTV analogiche è di fatto il cavo coassiale RG-59, con crimpatura di terminali BNC. La trasmissione digitale di dati video CCTV si sviluppa invece sullo standard Ethernet, che utilizza cavi in rame multicoppia twistati UTP e STP per la trasmissione dati su protocollo TCP/IP. Infine, grazie all'utilizzo del protocollo universalmente riconosciuto come standard per la trasmissione dati, l'evoluzione della videosorveglianza digitale (che inizieremo a chiamare IP) ha permesso la completa integrazione di questi sistemi nelle reti di calcolatori moderne, favorendone la diffusione.

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