Carlo Giorda
La via Ferrata ''Carlo Giorda'' si svolge sul versante nord del Monte Pirchiriano, sulla cui vetta sorge l'antica Abbazia della Sacra di San Michele.
La Sacra di San Michele è il complesso architettonico, di origine medioevale, collocato sul Monte Pirchiriano, mt. 962, all'imbocco della valle di Susa. Oltre ad essere il monumento simbolo della Regione Piemonte e una delle più eminenti architetture religiose di tutto territorio alpino, non che annoverato tra i monumenti più importanti di Italia. Un tempo luogo di transito per i pellegrini tra Italia e Francia, ora appartenente alla diocesi di Susa, ristrutturato, è affidato alla cura dei Padri Rosminiani. Situato nel territorio del Comune di Sant'Ambrogio, poco sopra la borgata di San Pietro.
Tutti possono arrivare in auto alla Sacra di San Michele e godersi il panorama scorrendo un po' di storia. Ben altra cosa è arrivarci percorrendo le ripide pareti del monte Pirchiriano, ammirando la Valle di Susa mentre si sale verso la vetta. Inoltre raggiunta la sommità è possibile conoscere i segreti dell'Abbazia, tramite visita guidata.
La Ferrata della Sacra, oltre ad essere un percorso panoramico, è anche un percorso carico di storia: a metà salita incrociamo un vecchio sentiero abbandonato, che conduce al bellissimo ripiano, chiamato nell'antichità dagli abitanti di Sant'Ambrogio ''Pian Cestlet'' e dagli abitanti della Chiusa San Michele ''Pian Bue''. Su questo ripiano si trova l'antica chiave di confine tra i comuni scolpita nella roccia. Più in alto una spaccatura orizzontale forma una valletta ben nascosta, non visibile, a suo tempo usata come nascondiglio dai partigiani della zona. Ancora sopra esiste un altro sentiero che nell'antichità collegava la frazione di San Pietro con l'abitato della Chiusa passando per una cengia chiamata “U Saut du Cin”. Altra curiosità sono gli evidenti segni lasciati dallo scorrere del ghiacciaio in questa valle, tra cui dei massi di granito bianco (roccia che non ha niente a che vedere con il serpentino locale), trasportati su questa parete nell'era glaciale.
Accesso:
Raggiunto il Paese di Sant'Ambrogio, all'imbocco della Valle di Susa tramite A32 del Frejus uscita Avigliana e poi lungo la SS.25, si parcheggia l'auto in località Croce della Bell'Ada, poco fuori l'abitato in direzione di Susa, dove lo sperone roccioso tocca il fondovalle.
Itinerario
La via attacca direttamene dal piccolo posteggio, pannello indicatore, in generale si segue per la prima parte lo sperone che costeggia l'enorme cava in disuso, per poi a metà percorso, traversare lungamente a dx., andando a prendere lo sperone più evidente che scende dalla cima. In generale non ci sono grosse difficoltà tecniche o lunghi tratti verticali, ma l'ampiezza dell'itinerario consiglia prudenza. Ci sono due vie di fuga, la prima dopo circa 300 m. a livello di ''Pian Risulet'', da dove un più o meno comodo sentiero riporta in paese, una seconda dopo circa 500 m. di dislivello, all'altezza di “U Saut du Cin” da dove si può raggiungere in una ventina di minuti la borgata San Pietro. Dalla sommità della via ferrata, che termina contro il muro dell'Abbazia, si prosegue a dx., per un sentiero in parte attrezzato, che con alcuni saliscendi raggiunge la strada asfaltata a pochi metri dalla ingresso della Sacra. Difficoltà: AD- via ferrata, dislivello 600 m. Tempo complessivo necessario 5 – 6 h. Discesa: Dalla stradina asfaltata imboccare l'antica mulattiera, cartello indicatore, che passando per la borgata San Pietro, ritorna in paese a Sant' Ambrogio 1.30 h.
L'itinerario di recente, è stato interamente ristrutturato, primavera 2016, nel contempo è stato costruito un nuovo ponte tibetano, lungo una sessantina di metri, posto all'incirca a metà percorso, appena prima del Pian Cestlet. A nostro parere, il nuovo ponte presenta alcuni difetti che potrebbero, sopratutto in caso di gruppi numerosi costituire qualche pericolo, di cui il principale, subdolo e non facilmente percepibile, è l'eccessiva oscillazione dei cavi di sicurezza. Si manifesta dopo la (brutta e scomoda) "gabbia" del primo terzo, le funi di sicurezza proprio perché non vincolate da nessuna parte, sono libere di oscillare parecchio, in più sono incernierate su di una (poco elegante) staffa che le fa ruotare. In buona sostanza, appendendosi anche solo per gioco alla fune di sicurezza, questa si abbassa, ruota verso l'interno del ponte e gli eventuali altri fruitori la ricevono al livello delle orecchie, mentre al malcapitato che dovesse trovarsi nel punto della staffa, oltre a ricevere la fune, potrebbe subire l'effetto della staffa sui denti. Il secondo fortunatamente ben percepibile, è la pendenza che caratterizza il terzo finale (una ventina di metri circa) nel caso remoto di caduta, bisogna accettare che il sistema di sicurezza longe-moschettone-cavo non è in grado di arrestare la caduta senza scivolamento verso il basso, il che si traduce in un incastrarsi (molto) malamente tra gli scalini e gli stralli del ponte stesso, (rischio comunque presente in qualsiasi altro punto della via ferrata e comune a tutte le vie ferrate) Il terzo che definirlo pericolo è eccessivo, si tratta più che altro di una scomodità, si incontra al termine del ponte, quando si fa il passaggio delle longe sul cavo di sicurezza della Via Ferrata, manovra che costringe ad armeggiare molto più del necessario. (... che potrebbe indurre a percorrere l'ultimo paio di metri senza le longe collegate al cavo di sicurezza.
Conclusioni
Ammetto che è stata un escursione al quanto impegnativa calcolando di non aver usato le imbragature, ma essendoci la corda ben salda usata come appiglio diventa un percorso abbastanza fluido. La pendenza può variare dal 40% al 60% in punti dove anche senza aggrapparsi alla corda si sale facilmente e nei punti più impegnativi al 100% ci sono dei tondini ben saldi alla roccia che fanno da scalini. Un esperienza indimenticabile che consiglio di provare per gli amanti della montagna e per chi vuole completare un addestramento fisico ad alto livello perche dal punto di vista dello sforzo fisico e mentale mettono alla prova gli addestramenti passati e perfezionano quelli futuri.
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